C’è qualcosa veramente tanto presente al mondo che si chiama miseria, ignoranza, ma di contro, c’è qualcosa di davvero grande e più potente a nutrirlo, si chiama: Luce.
Credere è ciò che permette all’essere umano di elevarsi oltre i limiti materiali. Per superare questo livello materiale e raggiungerne di più elevati l’anima ha bisogno di essere connessa con il corpo di modo che gli sia possibile compiere l’importante passo e bellissimo viaggio attraverso la vita con presenza e consapevolezza.
Sono qui seduta tra Canal Saint Martin e Place de la Republique a Parigi, sento il bisogno di rigenerarmi al sole e con me ci sono i miei compagni di viaggio, la mia mini bici da città e il laptop, non mi serve altro da quando la mia anima ha deciso di ricongiungersi con il corpo.
È mattina, di un venerdì qualunque, è da poco marzo e la luna piena sta arrivando facendosi notare già a quest’ora in cielo, imponente. Dedico il mio giorno libero ad assaporare i momenti che questa vita mi sta donando, con la gratitudine nel cuore per tutto ciò che è, esattamente così com’è, non desidero altro, sono in pace e felice, scrivo.
Mentre gusto il mio saltuario peccato, un palmier, dolce molto popolare qui in Francia, osservo le persone che passeggiano o sfrecciano davanti a me e non posso far finta di nulla ogni volta che sento il mio cuore strizzarsi davanti alla miseria. Osservo anime che corrono prese dal ciclo perpetuo e rajastico di questa città che non dorme mai, anime pensierose, anime nervose, arrabbiate, anime che vagano perse, anime disperate, chi alla ricerca della sopravvivenza, chi lotta ogni istante con fame, freddo, fatiche, disperazione chi passeggia felice, chi viaggia, chi accompagna i figli a scuola, chi … Noto poche anime fluttuare leggere nel flusso. Mi sento sempre più grata.
Chi per scelta o chi non ha potuto scegliere, chi ridotto a dormire per strada in qualunque condizione meteorologica e ambientale, chi a frugare nell’immondizia continuamente alla ricerca di qualcosa che gli dia la possibilità e la speranza di andare avanti, chi cerca di ricrearsi un’ambiente familiare lungo il marciapiede, magari vicino al fiume o nel vano esterno e riparato di un’edificio. Alcuni ammucchiano mobili di seconda mano per rendere lo spazio a cielo aperto scelto il più simile possibile ad una casa accogliente e comoda. Chi chiede elemosina e di queste ne fa uso per mangiare e chi per soddisfare vizi che rendono la loro miseria ancora più grande, chi ruba, chi dona… Parigi è un piccolo grande mondo dove tutto è possibile. C’è una ricchezza inimmaginabile e come sappiamo: gli opposti si attraggono, non è solo un detto.
Queste persone con l’anima distrutta, l’orgoglio annientato la morte nel cuore toccano ogni istante il fondo più profondo degli abissi. É così che chiamo quel posto da cui so esser molto difficile risalire, trovare le forze per allontanare la miseria ed avvicinarsi alla Luce, avere fede, tornare a credere che sia davvero possibile vivere e vedere il mondo con più leggerezza e pace, vivere con gioia.
Mi sento impotente davanti a tutto questo ma se mi fermo a razionalizzare non è così. Ognuno di noi può fare tanto nel proprio piccolo anche solo accendendo una candela e dedicando un momento a visualizzare l’immagine in cui la candela che sta accendendo sta contribuendo a ridurre la miseria che c’è al mondo. Ripetuto, ogni giorno, un pensiero si trasforma in un gesto e contagia gli altri, si materializza e si espande. Queste luci di candele espandendosi possono arrivare ad unirsi e tutte insieme a creare un grande fuoco, come quello che Shiva attua per distruggere. Una distruzione che non va vista in senso negativo ma tutt’altro, senza distruzione non vi è creazione, è il ciclo della vita ed è ciò che permetterà a tutti noi di partecipare e collaborare alla danza di Shiva detto Nataraja, il re della danza. Adoro questa metafora e l’immagine che si crea davanti ai miei occhi visualizzando Natarja, la danza di Shiva, come potete osservare nell’immagine.
Simbologia di Nataraja
La rappresentazione di Nataraja è una composizione meravigliosamente unificata e dinamica che esprime il ritmo e l’armonia della vita. Nell’iconografia di Nataraja i panchakriya sono espressi nella posizione delle mani e dei piedi. Nataraja è raffigurata con quattro mani che rappresentano le direzioni cardinali. Sta ballando, con il piede sinistro sollevato elegantemente e il piede destro poggia su una figura prostata di un nano Apasmara Purusha la personificazione dell’ignoranza (purusha significa uomo, e apasmura significa privo di memoria) e dell’illusione maya su cui Shiva trionfa.
La mano sinistra in alto tiene una fiamma simbolo della dissoluzione di tutta la creazione, quella in basso a sinistra attraversa diagonalmente il petto e indica il piede sinistro sollevato, ad indicare la concessione della grazia e il rifugio dei devoti.
La mano destra in alto tiene un tamburo a clessidra dumroo o damaro che con il suo suono ritmico rappresenta il principio vitale maschile-femminile, quella destra inferiore con il palmo aperto nella posizione di abhaya mudra gesto di rassicurazione ad affermare “Sii senza paura”.
I serpenti che simboleggiano l’egoismo si vedono srotolare dalle sue braccia, gambe e capelli, che sono intrecciati e ingioiellati. Le sue ciocche arruffate stanno roteando mentre danza all’interno di un arco di fiamme prabhamandala che rappresenta l’infinito ciclo di nascita e morte che rappresentano anche la forza distruttiva di Shiva. Sulla sua testa c’è un teschio, che simboleggia la sua conquista per la morte. Anche la dea Ganga, personificazione del sacro fiume Gange, si siede sulla sua pettinatura.
Il suo terzo occhio è simbolico della sua onniscienza, intuizione e illuminazione. L’intero idolo poggia su un piedistallo di loto, il simbolo delle forze creative dell’universo.
Impariamo da queste leggende meravigliose, raccontate e tramandate nei secoli, facciamone buon uso per rendere il mondo in cui viviamo qualcosa di più bello da vivere e osservare.
Essere artigiani di luce, insegnare Yoga, meditare, adorare, credere, pensare positivo, servire disinteressatamente, aiutare le persone a trovare la gioia e raggiungere la pace interiore o semplicemente migliorare la qualità della vita e la salute, è quello che ogni giorno mi prodigo a fare, continuamente, 24/24h e senza mai aver ripensamenti ne subire fatiche, perchè dettato dal cuore, è la mia leggenda personale.
Per glorificare questo giorno e per dare energia a quanto detto ho deciso di fare più tapas, in sanscrito significa pratica asceta, è uno degli Niyama. Iniziai già lo scorso venerdì in realtà, oggi ho deciso di replicare il mio piccolo intento di vedere un sorriso in più, scaldare un cuore, riempire uno stomaco e dare energia a qualche anima miserabile. Dono il mio pranzo al sacco a qualche clochard di cui Parigi è affollata e pratico il digiuno.
Piena di gratitudine continuo a cogliere i segnali e a credere che questo possa ispirare anche voi che leggete per aiutarmi ad espandere questo qualcosa di grande e bello che c’è ed è parte del nostro mondo.
OM Tat Sat
Gentilmente condividi il tuo pensiero