Lo Yoga tradizionale è composto da quattro parti, come accennavo nell’articolo precedente, che insieme rendono il viaggio spirituale più scorrevole e completo. La quotidianità che sto vivendo nell’Ashram mi sta permettendo di addentrarmi in esse continuamente, mi pare di buon senso iniziare spiegandovi di cosa si tratta prima di proseguire con il racconto sulla mia nuova esperienza.
Tocchiamo qui un’argomento più tecnico ma da insegnante ritengo che consapevolezza e conoscenza siano sempre la base da cui partire, quindi per renderti partecipe ti spiego cosa sono questi quattro percorsi:
Karma Yoga è il percorso che include il dedicarsi a tutti i lavori senza alcun pensiero per la ricompensa personale trasformando così il lavoro in azioni altruiste. Questo percorso ti invita a vedere tutti gli esseri viventi come entità divine, poichè in te, ma anche negli animali e nella materia, apparentemente inanimata, c’è una componente divina. Non pensare ai bisogni personali ma all’aiuto di tutti gli esseri viventi e del mondo ti fa sviluppare l’espansione del cuore, abbattere l’egoismo ed espandere energia positiva. Ciò avviene se quello che fai, qualunque lavoro sia, lo fai davvero con il cuore e con l’idea che lo stai facendo esattamente come lo vorresti trovare fatto per te stesso. Alcuni esempi semplici ma non banali: non gettare rifiuti per strada o in natura, non sperperare risorse fondamentali, sii gentile con chiunque e sempre. Questa parte dello Yoga può essere praticata in ogni momento senza scuse, non serve nemmeno il tappetino e nemmeno tempo appositamente dedicato, basta il desiderio di fare servizio disinteressato.
Bhakti Yoga è l’approccio devozionale, pare sia anche quello più semplice da praticare, rappresenta lo Yoga dell’amore puro. Tramite questa pratica non ti vuoi liberare delle emozioni ma canalizzarle sublimandole in devozione. Per questo si pratica utilizzando canti, japa (ripetizione di un mantra), ascoltando e narrando storie in cui sono è protagonisti entità divine e a cui si possono anche dedicare pooja (cerimonie e riti base della Bhakti). Puoi sviluppare così l’umiltà, la dedizione e la coscienza di essere uno strumento nelle mani di un’entità superiore, questo libera l’aspirante dalle emozioni e dall’egocentrismo. Tendenzialmente le perone si rivolgono alla devozione quando disperati non trovano altro rifugio, oppure quando hanno bisogno di ottenere qualcosa e non sanno in che altro modo ottenerla, o semplicemente per curiosità ma, la forma più elevata è quella della semplice devozione disinteressata in cui l’ego svanirà. Unico pericolo che corri è quello di cadere nel fanatismo idolatrando il tuo devoto e il rapporto con esso, mettendo in discussione quello altrui.
Raja Yoga é l’approccio scientifico allo Yoga, quello in cui la mente viene analizzata sistematicamente e vengono utilizzate tecniche per controllarla e portarla a raggiungere stati più elevati. L’ Hata Yoga e il Kundalini Yoga ci forniscono le tecniche per dominare il prana (energia vitale) e risvegliare l’energia dormiente e portare la mente automaticamente sotto controllo.
Jnana Yoga ultimo ma non meno importante. Trattasi del più diretto dei quattro percorsi ma anche il più difficile, richiede saldo radicamento alla disciplina per arrivare a praticarlo. È un’approccio intellettuale all’evoluzione spirituale che si ottiene attraverso la giusta ricerca e la costante autoanalisi, usando così la mente per esaminare la sua stessa natura. Occorre un’intelletto attivo e non offuscato dalle emozioni. Un’ottimo alleato è lo studio della filosofia Vedanta per imparare e discriminare ciò che è reale e finito da ciò che non lo è. Puoi così sviluppare il distacco, molto importante nello Yoga così come nella vita. La liberazione proviene dal non attaccamento e questo non si può ottenere tramite riti, disciplina o buone azioni ma occorre un’esperienza intuitiva personale. Le scritture dei Veda devono infatti essere comprese e analizzate utilizzando il proprio intelletto, che può spiegare e capire solo ciò che è finito, motivo per cui ad un certo punto dovrai sbarazzarti anche di lui per restare con l’esperienza del reale in cui il Sé si realizza.
Nell’Ashram è effettivamente più “semplice” per me praticare tutte queste parti dello Yoga e i benefici ogni volta aumentano incredibilmente. Avremmo tutti bisogno di vivere un’esperienza come quella che sto vivendo, almeno per un periodo, oltre che a rigenerarsi e a sentirsi meglio aiuta a vedere le cose da un’altra prospettiva e solo ciò che è davvero essenziale, puro emerge. In un’ambiente così si è stimolati ancora di più a depurare corpo e mente, sia per lo stile di vita che per quello che si introduce dentro di sé, attraverso il cibo ma anche emotivamente. Qui pratichiamo anche comunicazione non violenta, collaborazione, ci aiutiamo e sosteniamo a vicenda anche tra sconosciuti. Questo permette di esprimere il meglio di sé e lega le persone poichè non si hanno pressioni, non si subiscono giudizi, controlli ma regnano invece libertà, rispetto, buon senso, fiducia e creatività. Per chi è curioso racconterò presto delle mie giornate qui nell’ashram e di come scorre il tempo.
Om Shanti 🙏🏻
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