“Concentrati su ciò che vuoi ottenere e non su ciò che vuoi evitare.”
Perchè? Partiamo dalle origini dello Yoga, dalle discipline che ne regolano le fondamenta.
Yama, le limitazioni e Niyama, le pratiche o osservanze, queste insieme incanalano le energie degli organi d’azione e dei sensi di percezione nella migliore direzione per noi. Seguiti dall’Asana, la posizione, che tutti conosciamo e che ha come risultato l’equilibrio, la tranquillità della mente e il potere di penetrare l’intelligenza. Attraverso l’asana impariamo a conoscere meglio il nostro corpo e a distinguere tra movimento e azione: il primo agita la mente, il secondo l’assorbe. Proseguiamo con il Pranayama, il controllo dell’energia attraverso il controllo del respiro, a cui segue Pratyahara, il ritiro dei sensi. Essi aiutano il Sadhaka, il ricercatore spirituale, ad esplorare i suoi lati nascosti dandogli la capacità di penetrare al centro del suo essere. Dharana, la concentrazione, seguita da Dhyana, la meditazione e Samadhi, l’assorbimento totale, che insieme sono la realizzazione della disciplina yogica, l’essenza. Quest’ultima si sviluppa quando tutte le precedenti sono state padroneggiate. Tutte le otto discipline interagiscono e s’intrecciano per formare lo yoga nella sua integrità.
Probabilmente non conosci tutti questi termini Sanskriti e tranquillo perchè nemmeno io all’inizio ed ero felice di capire quando qualcuno mi parlava in una lingua a me sconosciuta. Per questo mi addentro nello specifico in Yama e Niyama, per rendere accessibile anche a te che stai leggendo quanto di immenso ci è stato tramandato e ci può essere d’aiuto per giungere dove vogliamo arrivare se ci troviamo qui.
Yama
Praticare Yama significa avere l’intenzione di non causare danno con parole, pensieri, azioni; essere sinceri, onesti e fedeli; essere attenti e non appropriarsi indebitamente delle ricchezze altrui; essere casti e non desiderare la proprietà altrui o non accettare regali, sono le pratiche di Yama.
Gli Yama sono cinque:
- Ahimsa, non violenza e non fare del male
- Satya, veridicità
- Asteya, non rubare
- Brahmacarya, continenza
- Aparigraha, libertà dall’avarizia o assenza di cupidigia.
È essenziale che siano seguite ed osservate, praticate individualmente e collettivamente, indipendentemente da ogni situazione, spazio e tempo. Sono considerati potenti voti universali secondo il grande maestro Patanjali.
Rispettare gli Yama ha degli effetti incredibili. Noterai che rispettando i principi dell’ahimsa per esempio, tutti gli esseri intorno a te abbandoneranno il loro comportamento ostile. Se osserverai satya le parole che verranno pronunciate daranno frutto dell’azione, se rispetti asteya riceverai in dono tutti i tesori. Se deciderai di seguire brahmacarya vitalità, energia e conoscenza spirituale scorreranno come un fiume e, se aggiungi aparigraha conoscerai le tue vite passate e future.
Lo so, leggendolo ti sembrerà incredibile, irrealizzabile, alla fine rileggendolo anche a me viene da dire “WoW!” ma, se esiste questo insegnamento, è perchè si può praticare. Se siete coraggiosi e positivi iniziate e proseguite anche nella lettura. Passiamo quindi alla conoscenza degli Niyama.
Niyama
Sono cinque e devono essere seguiti come discipline, non solo individuali ma spirituali. Vediamoli in maniera semplice:
- Sauca, pulizia o purezza
- Santosa, capacità di accontentarsi
- Tapas, sforzo ardente e devozione
- Svadhyaya, studio delle scritture sacre e di se stessi
- Isvara pranidhana, arrendersi a Dio.
Sauca è intesa sia interna che esterna, quindi lavare il corpo esternamente ma anche pulizia interna e di pensieri, parole, azioni. Ciò è realizzabile attraverso asana e pranayama, solo così rendiamo il corpo degno di essere abitato dal divino.
Santosa porta allegrezza e benevolenza.
Tapas è uno sforzo ardente che porta purificazione, autodisciplina e pratica austera, è devozione nella pratica dello Yoga. Attraverso tapas si purifica il corpo, i sensi e la mente.
Svadhyaya illumina il praticante con la conoscenza del suo essere interiore immorale.
Isvara pranidhana porta l’essere interiore verso il suo creatore, la Coscienza Cosmica.
L’osservanza di Yama porta al Niyama e la pratica delle discipline di Niyama porta a seguire i principi di Yama. Per esempio la non violenza produce purezza di pensiero e d’azione, la veridicità produce capacità di accontentarsi, l’assenza di cupidigia favorisce tapas. La castità porta allo studio di sé e la non possessività ad arrendersi a qualcosa di più grande liberandoti di questo desiderio.
Sai ormai quali sono le cose che ti affliggono nella vita, praticare Yama e Niyama ti aiuterà a minimizzare le sofferenze ma anche a creare un solido fondamento dell’esperienza spirituale. Non a ridurre lo sforzo che serve nel metterle in pratica, sia chiaro. Lo sforzo è la condizione necessaria del processo cambiamento, miglioramento, crescita, elevazione. Yama e Niyama infatti sono discipline etiche che ci mostrano che cosa deve essere fatto e che cosa invece evitato. Sono le chiavi di volta per aprire i cancelli spirituali.
Le azioni sbagliate, i pensieri impuri, l’uso improprio delle parole danno come risultato il dolore prima o poi. Questo dolore può essere auto inflitto, può originare dal destino e dall’ereditarietà oppure dal disequilibrio degli elementi del corpo. Può essere causato da avidità, rabbia, cupidigia che noi assecondiamo direttamente o su provocazione e da cui ne risultano dispiaceri tenui, moderati o intensi.
Avidità, rabbia, cupidigia posso essere combattute direttamente attraverso l’autoanalisi oppure sottomesse ricercandone gli opposti: equilibrio, pace, calma e armonia. Qualunque delle due tecniche tu decida di adottare il mio consiglio è quello di restare nel pensiero positivo, come lo Yoga insegna, quindi:
“Concentrati su ciò che vuoi ottenere e non su ciò che vuoi evitare.”
Combatterli direttamente attraverso l’autoanalisi, lo studio e l’investigazione richiedono coraggio, forza e discrezione. Evocare le tendenze opposte non è una cura ma un’aiuto. Il primo è un metodo diretto di purificazione, il secondo è indiretto e di pacificazione. Patanjali ci suggerisce di seguirli entrambi contemporaneamente per accelerare il processo ed è qui che rientra in campo lo sforzo ma anche la capacità di concentrarti su quello che è l’obiettivo vero, indispensabile e unico.
thanks, interesting read
Thanks for your time and thanks for reading 🙏🏻